Mostre: la scommessa della grande Parigi.
© Revue Area n°103, extrait de l’ article de Roberta Borghi.
Presentata pubblicamente dal presidente Sarkozy nel giorno dell’inaugurazione della Citè de l’architecture et du patrimoine di Parigi, il 17 settembre del 2007, « Le Grand pari de l’agglomeration parisienne » è una consultazione internazionale, promossa dallo Stato ed attuata dai Ministeri della Cultura, dell’Ecologia e dello Sviluppo Sostenibile, con il fine di dare avvio ad un percorso di riflessione e di proposte progettuali per la definizione della Grande Parigi del prossimo futuro. In sei mesi di lavoro, attraverso un serrato programma di seminari, pubblicazioni ed elaborazioni progettuali, dieci équipes di ricerca, selezionate da una giuria internazionale e coordinate da un noto architetto od urbanista, sono state invitate a fornire contributi teorici e proposte concrete sull’avvenire della metropoli del XXI secolo (del dopo Kyoto) e, nello specifico, sul futuro dell’agglomerazione parigina. A distanza di due anni, alla Cité vengono ora presentati i risultati, attraverso plastici, grandi planimetrie filmati e animazioni virtuali. Molteplici risultano le modalità di approccio e le risposte date alle questioni in campo. Il gruppo Rogers Stirck Harbour propone un modello di territorio compatto, con diverse centralità, interconnesse tramite nodi infrastrutturali di trasposti pubblici. La proposta riflette sui temi della densità, della occupazione, della ripartizione del lavoro e della diversità etnica. Il gruppo Christian Prtzamparc si orienza verso un processo di metropolizzazione di tipo intensivo, in opposizione al modello radiocentrico della Parigi attuale. La riflessione si sofferma sui mezzi per la conciliazione fra l’esigenza di crescita e la difficotà di vivese su grandi territori e fronte delle limitate risorse naturali. Il gruppo Roland Castro si concentra sulla difficile relazione fra il centro e la banlieu, sviluppando una visione policentrica che stabilisca un livello più alto di equità urbana. Gli obiettivi sono togliere dall’isolamento di questieri popolari, favorire lo sviluppo economico ecologico e sociale. Il gruppo Yves Lion riflette sulla rete dei trasporti nelle banlieu, sull’assenza di connessioni intermodali fra la rete stradale e ferroviaria e sulla difficile accessibilità ai servizi primari (scuole, servizi pubblici e commercio). Per creare nuovi legami fra centro e perferia, il progetto propone un’edificazione intensiva in corrispondenza delle porte di Parigi. Il gruppo AUC Djamel Klouche, sostiene il modello di una città territorio, basata su uno sviluppo estensivo e sostenuta da un importante sistema di mobilità. Il gruppo MVRDV prefigura una città compatta e ben definita e concentrata la riflessione progettuale sui temi dell’habitat e della storia. Il gruppo Jean Nouvel propone una metodologia d’intervento puntuale, che cerca di risolvere i nodi di maggiore criticità attraverso specifici e ben riconoscibili progetti di riconversione e di nuova costruzione. Il gruppo Antoine Grumbach sostiene il modello di una grande città lineare, attraverso un’aglomerazione continua che inckuda la città di Parigi, Rohuen e le Havre, sostenuta dalla Senna. Il fiume diventa elemento di connessione privilegiato fra città, occasione per Parigi, di uno sbocco diretto sul mare e custode delle identità locali delle realtà attraversate. Il nono gruppo Bernardo Secchi e Paola Viganò, per contrastare la porosità dell’aglomerazione parigina attuale, prevede un progetto fondato sui temi dell’ecologia, della mobilità e dell’economia. Per definire al metropoli del XIX secolo viene proposta una doppia scala d’osservazione del territorio: una vista aerea, a volo d’uccello, ed un’idagine passo a passo, colata nella specifica realtà urbana. Il decimo gruppo Finn Geipel e Giulia Andi si lega alla tradizione della città europea, prefigurando un’immagine di « metropoli dolce », in grado di superare la contraddizione fra centro attivo e periferia dormitorio, fissando inedite relazioni fra nuove centralità urbane e paesaggistiche. Superando le riserve sulla concretezza e sui reali sviluppi delle proposte avanzate, resta, tuttavia, significativa la volontà di confrontarsi e secondo un approccio pluridisciplinare, sul difficile tema della definizione della forma della città futura. Già alla 10° Biennale di Architettura di Venezia, nel 2006, la perdita del limite nelle grandi conurbazioni urbane e le carenti risorse energetiche e la necessità di ridefinire, per la città dei prossimi anni, nuovi valori e nuovi significati in relazione ad una società profondamente mutata, apparivano come temi di primaria urgenza. La Grande Sfida per Parigi è trovare oggi, proprio sul filo di un ripensamento globale della città del futuro, nuove risposte all’antica e ancora irrisolta conciliazione fra il prestigio del suo centro e l’ineguatezza della sua periferia.