Verde, treni, Senna navigabile Ecco la Parigi dell’anno 2030

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di GIAMPIERO MARTINOTTI

dire_15283428_30100PARIGI – Un Central Park alle porte della capitale, una megalopoli estesa fino all’estuario della Senna, una regione con venti nuove città o un tessuto urbano ripensato per far posto a grattacieli e terrazze: c’è un po’ di tutto nei progetti presentati ieri da dieci équipe di architetti e urbanisti per ridisegnare Parigi e la sua regione. Un progetto lanciato da Nicolas Sarkozy per avviare una riflessione su come riorganizzare una piccola capitale (2 milioni di abitanti) attorniata da una enorme e affastellata banlieue (9 milioni di persone). Un rebus in cui si concentrano problemi politici, amministrativi, urbanistici, sociali ed ecologici, tant’è vero che le dieci équipe hanno mobilitato, oltre agli specialisti del territorio, anche sociologi e geografi. Ieri i dieci hanno presentato le loro prime conclusioni (2-300 pagine a testa) di fronte al Consiglio economico e sociale, oggi saranno all’Eliseo.

A cosa potrà assomigliare la regione parigina fra venti o trent’anni? E’ questo l’interrogativo posto da Sarkozy quando ha lanciato l’idea di un « Grand Paris ».

Architetti e urbanisti hanno risposto in modo diverso. Qualcuno, come Roland Castro, ha preferito gli slanci lirici, immaginando una metropoli « dei poeti, dei flaneurs e del viaggio ». Altri, come Christian de Portzamlparc, sono andati sul concreto, pensando soprattutto ai trasporti e a un avveniristico treno sopraelevato da costruire sopra il raccordo anulare. Altri ancora, come gli italiani Bernardo Secchi e Paola Viganò, puntano su una città « porosa », che dà spazio all’acqua e moltiplica « gli scambi biologici ». Richard Rogers, partner di Renzo Piano nella costruzione del Beaubourg, pensa invece a una metropoli « policentrica », mentre Yves Lion caldeggia la creazione di « venti città durevoli », ciascuna con non più di 500 mila abitanti.


Nella riflessioni dei dieci si miscelano annotazioni astruse e idee precise su come riorganizzare l’amministrazione. Per quanto possa sembrare strano, il problema amministrativo è uno dei più delicati: negli anni ’60, Parigi è stata staccata dalla banlieue, il dipartimento della Senna è stato spaccato in quattro è oggi la capitale è al contempo un comune e un dipartimento. E il boulevard périphérique che la circonda, costruito sul tracciato delle vecchie fortificazioni militari, la separa fisicamente dalla periferia: « Non conosco nessun altra grande città con il cuore così staccato dalle membra », dice Rogers.

Questa prima parte del progetto Grand Paris ha così permesso di raccogliere le idee, senza rivalità, visto che non c’è nessun concorso. Ma adesso si tratta di passare a un altro stadio, di fissare un calendario, stabilire chi debba guidare il progetto e coordinare. Su questo fronte c’è confusione: sull’idea del « Grand Paris » lavora anche un sottosegretario (che opera in gran segreto e non si è coordinato con le dieci équipes), mentre il sindaco della capitale, Bertrand Delanoe, ha da tempo lanciato una struttura per riflettere su « Paris Métropole ». Il primo problema da risolvere sarà proprio questo: mettere in disparte le rivalità per concretizzare alcune delle idee esposte ieri dagli specialisti.

(13 marzo 2009)

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